Le Kimyouna Bouken di Manà -ep.2

Sorgono Auvova e Manà sulla manona

Auvordinaria Amministrazione!

Mattino, e sempre Eubea.

“Manààà…”

Auvo stava seduta sulla testa del mecha, col mento poggiato sui palmi delle mani, e dondolava lentamente le gambe nel vuoto.

“Manààà…uff…”

continuava a chiamarlo ormai da un po’, e visto che lui non si decideva a uscire, lei decise di andare a vedere cosa stesse facendo; si sollevò in aria, e andò a bussare alla porta del mecha, sul lato della testa.

Nessuna risposta.

Auvo provò allora a poggiare l’orecchio sulla porta.

“Ehi, EEEHIIIIIII!”

“Wah!”

Spaventata dal grido improvviso, cadde all’indietro e sbattè il sedere a terra.

“Ahio, uffa! …Manààà?”

Di nuovo nessuna risposta.

“Ma cos’ha, ‘sta povta? Non escon suoni…”

Preso coraggio, si rialzò in piedi e aprì la porta.

“HO DETTO BASTAAAA!”

“ARGH!”

“FERMO, DEFICIENTE!”

“IIIIIIYAH! HUH!”

Auvo corse dentro per vedere cosa stesse succedendo, e si trovò su di un balcone che affacciava sull’interno del mecha; infilò la testa tra le sbarre della ringhiera, e vide che dal balcone partiva una rampa di scale a chiocciola che correva lungo le pareti e andava verso il basso, mentre al centro del robot una gran quantità di ruote dentate, tubi e cavi, giravano, oscillavano e stridevano.

“Eppuve da fuovi non si sentiva nulla…”

Stridevano, ma sottovoce.

“Impvovvisamente, fan meno vumove. Mah. Manààà?”

Sentì dei colpi di spada, così Auvo fluttuò giù per le scale fin quando non vide Manà correrle incontro.

“Manà, ma che succede?”

“Attenta!”

Il ragazzo l’afferrò e continuò a correre; Auvo riuscì solo per un attimo a vedere che qualcuno li stava inseguendo, poi svoltarono.

“Aaaaah! Ma chi è quello?!”

“Non lo so, un pazzo lacedemone armato fino ai denti!”

“Eh? Lacedemone?”

La massa d’ingranaggi accanto a loro esplose e ne uscì l’inseguitore, un guerriero con due spade, calvo e vestito solo d’un gonnellino di pelle.

“AAAARGH! TU!” sbraitò afferrando Auvo e sollevandola in alto, “DOV’E’ ZEUS?”

“Ma… Cvatos!” fece Auvo, alchè Manàzorabasileios corse incontro al guerriero e gli diede un pugno in faccia, facendolo cadere a terra.

Auvo svolazzò da quello per vedere come stesse.

“ZEEEEEEUS! ZEEEEUS! ZE-Auvo?”

“Allova sei Cvatos vevamente!”

“Auvo… ma dove sono…”

“In Eubea, nel suo vobot!” disse lei indicando Manà.

“Ho sbagliato ancora statua…”

“Auvova…” commentò il giovane massaggiandosi le nocche della mano destra, “lo conosci?”

“Si, è il mio bidello pvefevito!”

“Il t… Auvo, quanti anni hai?” chiese Manà, incuriosito.

“Si!” rispose la ragatta, e poi si accorse che Cratos, ancora steso a terra, le stava allungando un foglio di pergamena, che lei prese e lesse, diventando sempre più bianca.

“Auvo, cos’è successo?” chiesero gli altri due all’unisono;

“Oh, che fastidio! Ova mi tocca tovnave! Uffa!”

“Beh, la Scuola non può aspettare…” commentò Cratos sollevandosi a mezzo busto da terra.

“Scuola? Che scuola?” chiese Manàzorabasileios.

“la vinoamata Scuola Spovadica, si.”

“Rinoamata?”

“Ma quale naso, Manà! Vinoamata!”

“Rinomata?”

“Beh, cvedevo che la mia Scuola lo fosse, ma evidentemente…”

“Studi lì?”

“Si, sono la magnifica veggente!”

“Predici il futuro?”

“Nooo! Veggente, non veg-ehm… io divigo la Scuola!”

“Cos… eh?! Cioè, sei rettrice?!”

“Ah, si, non veggente, vettvice!”

“Ma stavi con Serse!”

“Con lui non ha funzionato!”

“Perchè, stavi con Serse?!”

“Ma se l’hai detto tu, Manà! Sei geloso?”

“Ma se ti conosco da meno di un giorno!”

“Infatti! Fammi finive! …Evo su quella nave pevchè mi avevano pvesa per il Sevsasmus…”

“Ah. Però. Una ragatta parecchio studiosa, eh?”

“Nyaaa…” Auvo si schermì il volto con una mano.

“Ahh, beh. Insomma, devi andare nelle Sporadi?”

“Eh? Oh, si!”

Manà si avvicinò alla parete, la colpì forte in due punti con un martello, e poi tornò da Auvo sorridendo.

“Dunque… si, credo che il robot ce la possa fare.”

“A fav che?”

“A nuotare fin là. Tanto le Sporadi sono quelle davanti a noi, eh…”

Cratos riuscì finalmente a rimettersi in piedi: “Ehi, posso venire anch’io?”

“Mmh… non mi piace il tuo nome…”

“Manà, ma che dici?!”

“Uff… e vabbè, allora vieni…”

Fu così che i tre si diressero alla volta delle Sporadi facendo nuotare l’Aiace Telamecha a delfino… e provocando la nascita di una nuova setta di pessimisti apocalittici tra i pescatori d’Eubea.

“AUVOVA!”, gridò Manàzorabasileios, cercando di sovrastare i boati delle bracciate del robot, “MA COME MAI SEI RETTRICE DI UNA SCUOLA?”

“Pevchè-

“EEEHH?”

“PEVCHE’ HO FATTO DOMANDA!”

“DOMANDA?”

“SI, C’EVA UNA BOVSA DI STUDIO!”

“PER FARE LA RETTRICE?!”

“SI!”

“SI CHIAMA STIPENDIO!”

“NO, NO, E’ BOVSA DI STUDIO!”

“E CHI L’AVREBBE ISTITUITA?”

“IL VETTOVE!”

“COSA?!”

“IL VETTOOOOO-

Auvova e Manà vennero improvvisamente sbalzati in avanti andando a cozzare contro la parete di metallo.

“AHIA! MA COS’E’ SUCCESSO?”

“NNNH… FORSE SIAMO ARRIVATI!”

“CVATOS, SIAMO AVVIVATI?”

“Si, siete arrivati!”

“PERCHE’, TU NO, CRATOS?”

“Per fortuna no!”

Auvo guardò Manà, e lui fece spallucce.

“CVATOS, NON TI CAPIAMO!”

“Che faccio, urlo anch’io?”

“SCIOCCHINO, SE NON UVLASSI NON TI SENTIVEMMO!”

“Già. Comunque il robot ha smesso di nuotare, e le vostre grida stanno terrorizzando gli studenti.”

Una folla di giovani si era assiepata in pochi minuti sulla spiaggia, per osservare l’aspetto d’un dio naufrago, e ognuno aveva qualcosa da dire:

“E’… maestoso…”

“A me pare come un qualcosa che non so spiegarmi e però c’è di brutto…”

“Bellissimo…”

“Ho visto di meglio…”

“Quelli dell’Accademia di Rodi fanno sempre gli scherzi migliori!”

“Un titano!”

“Che ditone!”

Improvvisamente, la testa si staccò dal robot riverso sulla spiaggia, cadde a terra capovolta, e dal collo iniziarono a partire fiumi di scintille.

“E’ Zeus! Pòffare, qual variopinto saettare!”, fece uno studente: “Sarà in collera?”

“Scusami, perchè dovrebbe staccarsi la testa da solo, se è in collera?”

“Magari è in collera proprio perchè si è staccato la testa!”

“La causa, cioè… è anche la conseguenza!”

“Quindi gli eventi seguono un percorso circolare!”

“E noi due fonderemo una Scuola tutta nostra!”

“Per gli dei! Guardate la testa di Zeus!”, fece un altro studente, indicandone un lato.

La porta si aprì, e ne uscì fluttuando una ragatta riccia e tutta spettinata.

“ATENA!” fecero i ragazzi in coro, “nata da un lato della testa di Zeus!”

“Cos-ehi! Vagazzi! Sono io! La vettvice!” gridò tutta felice Auvo, agitando le braccia verso di loro.

“Ah… era solo la rettrice…”

“Torniamo in aula, è meglio…”

Auvo li vide allontanarsi sconsolati, e ne fu dispiaciuta. Poi Manàzorabasileios le volò accanto andandosi a conficcare a testa in giù nella sabbia della spiaggia.

***

Manà si risvegliò su di un triclinio di marmo, e appena si sollevò un poco fu colto da un gran mal di testa.

“Ma dove…”

“Nell’Esculapievia!” fece un’Auvo sorridente: “Non ne volevi sapeve di svegliavti, così ho pensato che fovse t’evi fatto male sul sevio!”

“beh, grazie… ma tu sei la rettrice! Non puoi mica perdere tempo con me!”

“Mah, non cvedeve, sai… esseve vettvice significa esseve l’ultima delle matvicole… conti come una scheggia di dvacma…”

“Ma che scuola è?!”

“Andiamoci, la vedvai…”

E usciti dall’Esculapierìa, si trovarono di fronte al palazzo della scuola, sopra la cui porta campeggiava il motto che guidava studenti e professori:

Πιύ ιμπορταντε δελ βινο έ ΑΒΕΡΕ ιλ βινο

Manà era sconcertato.

“Manà, dove vuoi andave, a lezione di Pvamnio o di Thasio?”

“Auvova, ma dove mi hai portato?!”

***

Appena Auvo e Manà si furono seduti con gli altri ragazzi, il professore entrò barcollando, e nel vederli, sospirò.

“Ah, bene. Cioè, dipende: avete fatto quello che v’avevo chiesto?”

Un giovane si fece avanti e aiutò il professore a raggiungere la cattedra di marmo, su cui quello si stese pancia all’aria.

“Si, maestro, abbiamo fatto una colletta e le abbiamo comprato del Thasio…”

“Bene, allora, bene! E dov’è?”

“L’avevamo lasciato qui fuori ma devono averlo rubato, ci perdoni…”

“AH! Maledetti! Devono essere stati quegli altri persiani, ragazzacci sfrontati!”

“Maestro, ma è sicuro?”

“Osi dire che non sappia ricoscere dei ladri quando li vedo?!”

“Vedo?”

“AH! Tu vedi! Bravo, bravo! Ecco!” fece rivolgendosi al resto della classe, “Prendete esempio, il vostro compagno vede!”

“Maestro, ma la visione…” fece un altro, “…insomma, non dovrebbe essere più bassa?”

“Bassa, bassa! Bassissima! E mi sapresti dire cosa, invece, deve essere alto?”

“Il volume della musica!”

“Bravo!”

“Scusi!”

Tutti si voltarono verso Manà, che però non si fece intimidire: “Lei non dovrebbe spiegare cose come l’origine di tutto, o gli dei, o l’etica?”

Il professore sollevò la testa contrariato, rotolò giù dalla cattedra e si tirò in piedi appoggiandosi al banco di Manà.

“Caro ragazzo, mi svegli sembro… cosa vorresti pasere?”

“sembro?”

“Si, si, sembr… aspè, ma ho detto semb… ah ah ah!” così ridendo cadde di nuovo a terra e lì rimase sghignazzando.

“Beh, vagazzi, la lezione è finita. Ova tutti a Pvamnio!”

***

Una volta che tutti si furono seduti sul prato, il maestro di Pramnio iniziò a parlare.

“Allora, come saprete, oggi abbiamo l’onore di avere fra noi la nostra rettrice…”

I ragazzi si alzarono in piedi e applaudirono in maniera poco convinta.

“E un nuovo collega, Manàzorabasileios!”

L’applauso si fece caloroso.

“…Venuto qui a riportarci la nostra dispensabile rettrice.”

L’applauso si spense rapidamente, e tutti si rimisero seduti.

“Bene, dunque… ah, Sfighèferos, dov’eravamo rimasti l’ultima volta?”

“Ci stava raccontando della creazione del mondo, maestro.”

“Ah, si… dunque, in origine era il Vino… ehh, bei tempi…”

“Maestro, ma non è possibile!”

“E perchè mai, Indios?”

“Perchè gli dei sono molteplici, e-

“Caro ragazzo, sappi che gli dei sono molteplici, ma un dio è uno. Ero rimasto al Vino primevo, si… beh, da esso ebbe origine tutto, si sa. Domande?”

“Maestro, ma allora da quale dei quattro elementi nasce l’uomo?”chiese un altro studente.

“Dal vino, ma raramente.”

“Oh! Manà, ova sta’ a sentive, questa è davvevo filosofia Spovadica!” bisbigliò Auvo con gli occhi che le brillavano, e Manà si concentrò sull’imminente dibattito.

“Ma allora, come si può definire, un dio?”

“Divino, ma raramente.”

“Cosa distingue il filosofo dall’uomo comune?”

“E’ avvinazzato, mai raramente.”

“Quindi, in cosa è bene essere moderati?”

“Nel bere vino, ma raramente.”

“Scusate, maestro, ma allora… dov’è, la Verità?”

“Nel vino, ma raramente.”

Manàzorabasileios era esterrefatto, e seguì le domande successive con crescente interesse misto a disgusto. Quello che, sopra tutto, gli rimase impresso, fu il racconto della scomparsa di Atlantide, sommersa quando i suoi abitanti, cercando di essere i primi in tutto, calcolarono male la quantità di bronzo necessaria per forgiare la coppa più grande del mondo e quella si ruppe mentre veniva riempita col vino di tutta la Grecia, sommergendo la città e affogando gli abitanti, ebbri di morte.

Si rese conto di stare fantasticando solo quando ormai la discussione era finita, e il maestro stava raccontando del fondatore della Scuola Sporadica.

“Il nostro capostipite è passato alla storia come l’uomo che, quando Prometeo gli portò il fuoco, rispose “No, grazie… per me un Pramnio doppio con olivetta, grazie”. E sapeva distillare anche i sassi! Una grappa di ghiaia squisita.”

“Quand’è che ha scoperto la Verità?” chiese Manà, affascinato dalla lezione.

“Beh, aveva trent’anni, e sua moglie era appena fuggita col loro cavallo.”

“Ladra!”

“Via, ragazzo mio, lui non fu così drastico nel giudicarli.”

“Giudicarli?”

“Si, lei e il cavallo. Fu per amore. Li scoprì a letto assieme.”

“BESTEMMIA! Sanno tutti che fu piuttosto il Thasio, ciò che chiese a Prometeo!”

tutti si voltarono verso chi aveva appena inveito, e videro che si trattava nientemeno che del professore della lezione precedente, ancora ubriaco.

“Come osi interrompere la mia lezione, ignorante amante del vino Thasio?!”

“Cosa! Maledetto, Zeu ti flumini!”

“E ti dirò di più, pazzo ubriacone, non concordo affatto con la tua sciocca idea dell’Acqua!”

“Una discussione sull’archè?” chiese Manà, tutto eccitato, ad un altro studente.

“No, credo sia per-

“Idiota! Balordo! La mia interpretazione è la migliore! Il Maestro ha chiaramente lasciato scritto che “La Vita è imperfetta perchè gli dei, sia lode alla loro accidia, la comprarono che bastava aggiungere acqua calda e poi era pronta.”, lo capirebbe anche la rettrice!” disse sollevando Auvo per la collottola e poi lanciandola di nuovo tra i discepoli.

“EHI!” protestò Auvo fermandosi a mezz’aria, ma nessuno le diede retta.

“Era Vino!”

“Acqua!”

“Vino!”

“Acqua!”

“Vino!”

“Vino!”

“Acqua!”

“Hai detto Acqua, imbecille, ho ragione io!”

“AAAARGH!”

Il maestro di Pramnio si lanciò su quello di Thasio e presero a lottare, incitati dai ragazzi assiepati lì intorno.

“LO FACCIO A PEZZI! PORTATE DEL PRAMNIO!”

“BWAAAAARGH! THASIO E ACQUA DI MARE, PRESTO!”

“Andiamo noi!” Auvo prese Manà per un braccio e fluttuò via verso la spiaggia trascinandolo.

“Ahio, Auvova, mi fai male!”

“Ti pvego, povtami via di qui!”

“E come?! Sei la rettrice!”

“Non voglio più! Appvofittiamone e scappiamo!”

“No, aspetta, ho un’idea migliore! Dov’è che vendono il Pramnio?”

“No, no, ti pvego, non tovniamo lì!”

“Ma non capisci? E’ l’unico modo per farti scappare di qui!”

“No… non capisco… pevò mi voglio fidave…” Auvo indicò un molo poco lontano. “Lì c’è un vagazzo di Lesbo che vende il Pvamnio, lo impovta solo lui…”

“Bene, andiamo!” Manà corse verso una capanna vicina al molo, trascinando Auvo ancora fluttuante, che depressa com’era, pareva un fazzoletto in mano ad un maratoneta.

***

“Mocci sono io, e da Lesbo giungo! …oh, suona fico!” il ragazzo, alto e allampanato, con un berretto da pescatore da cui s’affacciava qualche ciuffo biondo, era in piedi sul tavolo del suo spaccio di Pramnio e stava immaginando di essere un eroe della guerra di Troia.

“MOCCI IL LESBICO!”

“OHH! E basta con ‘sta battuta, m’avete stufato!” fece rabbioso voltandosi verso la porta, convinto fossero i figli dei pescatori che giocavano lì vicino.

“No, io veramente… sei Mocci, giusto?” fece Manàzorabasileios.

“Si, sono io! E SI, MIA MADRE E’ LESBICA, COME SUA MADRE E LA MADRE DI SUA MADRE, SEGNO CHE ALLA FINE TANTO LESBICHE NON ERANO! OH!” cadde a sedere ancora rosso in viso. “Che volete?!”

“Oh, io volevo solo del Pramnio!”

“Paga!”

“Non ho denaro!”

“E allora non-

“Ti cedo la carica di rettore della Scuola Sporadica!”

“WTFOS!”

“Ma sono io, la vettvice, Manà!”

“Vabbè, paga lei! Come si passa la carica? C’è uno scettro? Una corona? Un modello precompilato?”

“Si, c’è un modello, ma posso passarla anche a voce!”

“FALLO!”

“Sei il nuovo vettove, Mocci! EVVIVA SONO LIBEVAAAAAAA!”

“Evviva!”

“Dacci il vino! SVELTO!”

“Eccolo! Me sa che m’avete fregato!”

“Ormai è fatta!”

“Mannaggia Priapo!”

***

“Dai, Auvova, sbrigati! Salisci!”

“Eh?”

Ripresasi dal momento di gioia accecante, Auvo si rese conto di essere nell’Aiace Telamecha 01 che iniziava a dare le prime bracciate verso la terraferma.

“Salisci? Manà, non è che-

“Il Pramnio è buonissimo! RIESCO QUASI A TOCCARE LA TERRAFERMA!” delirò Manà protendendosi verso il mare. Ai suoi piedi, un’anfora vuota.

“KYAAAAAAAAH!” gridò Auvo capendo che il robot era totalmente fuori controllo.

“AHAHAHAH, UNO SCEMO HA LASCIATO ACCESO IL SOLE DI NOTTE! GUARDALO LA’! AHAHAHAH!”

“MANAAAAAAA’!” Auvo, disperata, cercava invano di scuoterlo.

“GUARDAMI, AUVO, SONO UN FILOSOFO SPORADICO ANCH’IO: ROSSO DI SERA, CARNE PER CENA! AHAHAHAHAH!”

“AAAAAAAAAAAHHH!”

Senza nessuno a fermarlo, l’Aiace Telamecha 01 finì per schiantarsi sugli scogli, mentre Auvo e Manà vennero sbalzati più avanti su di un prato, dove persero conoscenza.

6 Risposte a “Le Kimyouna Bouken di Manà -ep.2”

  1. Amiamo le Kimyouna Bouken di Manà? Sì, MAI RARAMENTE. E avrei quasi in mente un progettino >w<

    (come fa bella figura l'illustrazione in cima alla pagina *o* )

  2. C’è da ammettere che questa puntata è venuta troppo lunga, però mi sono divertito un sacco a scopiazzare certi toni supponenti dei filosofi greci più saccenti XD

    Comunque, di che “progettino” staresti parlando, o tu che detieni il Copyright sulle illustrazioni ufficiali di questa saga? Spero niente di avverso al comune senso del buongusto, altrimenti fornisco i tuoi dati alla mai dissoluta risoluta squadra del buon costume XD

  3. I filosofi dell’antica Grecia erano un po’ personacce ad essere così saccenti, non potevamo non incontrarli nella storia !!

    Cooooooomunque, per il momento taccio al pubblico questa mia ideuzza, è ancora una cosa un po’ vaga perchè in ogni caso se ne parlerebbe a fine saga. E no, non è niente che la pubblica morale non possa sopportare…QUELLI DELLA BUON COSTUME NON MI AVRANNO NEANCHE STAVOLTA!!

  4. Hey Vale, non ti fidare…girano certe personacce di questi tempi…xD Cmq lol, ho una faccia che vorrei tanto farti vedere ma non so farla con le emoticons…quando ci vedremo ricordamelo che te la faccio vedere dal vivo!! Ziao

  5. OMMIODDIO Manà esiste O.O
    I miei personaggi prendono vita!
    SONO DIO!
    Andate più su, sezione “Know your Machine” della barra laterale, e vedrete che Manà esiste sul serio!

    Comunque XD
    Siiiiiii, torna presto, Tennoaccio >.< Voglio vedere quella faccia XD

  6. Ci sto lavorando…se tutto va come previsto, il primo fine settimana di febbraio sono da voi ^_^…ti faccio sapere appena ne ho la certezza! >__<

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