Ma i Pokèmon sognano Mareep? –ep.5

Vada al mewtwo, Deeckard!

Ma i Pokèmon sognano Mareep? –ep.5

Shin Nyouko è più testardo di un nidorino.

Apro gli occhi e sento dolore. Satoshi… devo aver bevuto troppo.

E poi è ancora giorno, dannazione!

Mentre con una mano mi tengo la fronte, con l’altra scosto le coperte in lana di ferro.

Che idea stupida, quelle lenzuola, ma mia madre ci teneva tanto… diceva che sarebbero state bene, col materasso ad acqua in ghisa.

Madri. Bah.

Driiin!

“non la mattina, maledizione…”

Driiin!

“si, arrivo, mondo eevee…”

Mi sollevo dal letto, e solo per quello sforzo sarebbe giusto premiarmi con una medaglia.

Driiin!

“nessuna onorificenza per questo vecchio pokèmon…”

Il suono del campanello si ripropone con la stessa gentilezza ancora altre trentasette volte, quindi vado all’ingresso, ma quando apro la porta vedo solo una macchia marrone, bianca e verde. Maledetta vecchiaia…

“Si, ehm… può aspettare qui un momento? Vado a prendere il fucile e torno…”

“Deeckard!”

Il timbro acuto di quella voce mi fa sobbalzare. Infilo in fretta gli occhiali, solo per non credere a ciò che vedo.

“Signorina Feria? Ma che diamine…”

“Mi faccia entrare! Le devo dimostrare che non sono un pokèmonoide!”

“Ah… certo, però… mh, vede, non credo di essere nella condizione adatta per darle modo di dimostrarmelo…”

“Prego?”

“Eh? Ah, se le fa piacere…”

“Ma di che parla?”

“Effettivamente, mi spiega perché vederla pregare mi dovrebbe dimostrare che lei non…”

“…”

“Ehi, ma ha ragione! Mi faccia vedere come prega!”

“Ecco, io…”

“Un bel canto di Satoshi Natale”

“Mh… beh, vediamo…”

Canta un paio di strofe di Jingle Bellsprout, mi bastano: le metto in mano un paio di monete.

“grazie, Feria, buon Satoshi Natale anche a lei”

Faccio per chiudere la porta, ma lei mette il porro di mezzo.

“Deeckard, lei è un idiota”

“Beh, allora lei è un pokèmonoide!”

“Cosa! Io…io…!”

Mi colpisce in testa col suo porro, forte.

“Mewtwo la porti, Deeckard!”

Corre via, in lacrime, abbandonando anche il suo gambo di verdura. Ovviamente intuisco la strategia, quindi afferro il cipollotto e mi ributto a letto, procurandomi contusioni ragguardevoli.

***

“E allora sei rimasto così?”

“Mamma, ti prego…”

“Tuo padre Raichu, pace all’animale sua, ti avrebbe preso a schiaffoni!”

“Per essermi rimesso a letto?”

“No! Dicevo per quella del letto di sisa!”

“Eh? Mamma, hai ripreso a bere?”

“Non parlarmi con quel tono!”

“Si, va bene, ok… ciao, mamma, eh…”

“Aspett-

Chiudo la chiamata. Ne ho avuto abbastanza di strane conversazioni, per oggi.

Mi dirigo verso il mobile dei liquori, e mi preparo una pokèroska alla baccafrago.

Doppia.

“Ah, al mewtwo!”

Getto il bicchiere pieno dalla finestra, afferro la bottiglia di alchermes e torno sul divano.

Le grida di dolore provenienti dalla strada rischiano quasi di farmi scordare cosa dovevo fare.

“Diamine, il rapporto!”

Scatto a sedere, e mi accorgo che era lì accanto a me.

Lo apro.

“Mmh…”

Spargo il contenuto sul tavolo: praticamente si tratta di non più d’una decina di fogli, la metà dei quali scritta in maniera incomprens…

“Coil?”

Alle mie spalle, un gran frastuono di metalcoperte che cadono a terra, poi la palla di ferro rotola fuori dalla stanza e mi si ferma davanti fluttuando a mezz’aria.

“Non toccare le mie cose, palla insensibile, o giuro che ti faccio fare la stessa fine dell’ultimo bicchiere”

Alzo lo sguardo e lo fisso per qualche secondo: Coil rotea su se stesso ed emette qualche stridio mestamente. Segno che ha capito?

“A volte sembri avere dei sentimenti…”

Gli allungo i fogli, e subito lui si mette a scannerizzarli: appena finito, trema, sobbalza un po’ e infine cade sul tavolo, evidentemente spento.

“Ma che… Coil!”

Al suono della mia voce sembra riaccendersi, tanto che riprende a fluttuare come niente fosse.

Il tavolo però ora ha un bel buco.

“Maledetto prototipo!”

“Almeno io non sembro la versione alpha di me stesso”

“Eh…cosa?!”

Non riuscivo a crederci, ma Coil aveva parlato.

“Abbiamo del lavoro da fare, elettroscemo.”

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